domenica 11 novembre 2012

Cap. II o Della Morfologia - L' articolo indeterminativo


Carissimi amici, mi scuso per la mancata lezione della settimana passata, ma ho approfittato del ponte dei Morti per fare un giretto in Umbria e rivedere la mia carissima e vulcanica amica Lucia.
L’argomento di oggi riguarda l’ articolo indeterminativo, così detto perché accompagna i nomi di persona, animale o cose indicandoli in modo generico. Tre sono gli articoli indeterminativi: uno, una ,un. Sono solo singolari, così, per fare il plurale dei nomi preceduti da detto articolo, si ricorre agli aggettivi indefiniti alcuni/alcune o agli articoli partitivi (di cui parleremo la settimana prossima).
L’ articolo indeterminativo si usa per indicare:
Ø  una categoria, una specie o un singolo elemento di una categoria o di una specie (Una grande città non può essere visitata in un giorno  =  non una singola grande città, ma tutte le grandi città)
Ø  una persona, animale o cosa che non si desidera qualificare  (Vivo in una grande città = ma non desidero specificarla)
Ø   una persona, un animale, una cosa tra tante, che non serve specificare (Non ho mai visitato una città sul mare)
Ø  una persona, un animale, una cosa che vengono nominati per la prima volta ( Una città che mi ha ammaliato è Trieste)
L’ articolo indeterminativo può essere usato anche davanti ad un numerale, assumendo il significato di circa (Sono a un dieci minuti da Napoli) per designare non il personaggio, ma qualcosa che faccia riferimento a lui ( Un Picasso del periodo rosa).
Per l’ uso dell’ articolo indeterminativo davanti ad un nome, valgono, più o meno, le stesse regole che avete applicato per l’ articolo determinativo e cioè:
Ø  un si usa davanti a parole maschile che cominciano con vocale e con  consonante, tranne quelle usate con l’ articolo indeterminativo uno (ricordate che un non si elide MAI: erratissimissimo un’ uomo, ma corretto un uomo)
Ø  uno si usa davanti ai nomi maschili che cominciano con x, y, z, s impura; davanti ai nomi che cominciano con i + vocale; davanti ai nomi che iniziano con gruppi consonantici gn, ps, pn
Ø  una si usa davanti a parole femminili (ricordate che una si elide n un’ davanti a nomi inizianti per vocale)
Per oggi, la lezione è finita. Facile, vero? Ma ora, svolgete gli esercizi: individuate gli articoli indeterminativi nella canzone dei Pooh “Napoli per noi”

Napoli per noi
gente distratta,
con gli occhi sempre accesi sul televisore,
è solo una città di scugnizzi pizza e mare,
o di notizie nere da telegiornale.
Napoli però
è un'altra cosa,
è la città tradita che sa perdonare,
grande luna park dell'America invadente,
e figlia senza amore di un'Italia assente.
Ma guarda Napoli e poi muori,
Napoli a colori,
gente cielo e mare,
con in mano il cuore.
Guarda Napoli che aspetta,
la città promessa,
con l'eterna attesa,
ma la speranza sempre accesa,
Napoli di pane sempre amaro,
Napoli di giorni appesi al cielo.
Napoli che canta e non s'arrende.
Si lecca le ferite e si riinventa sempre,
stesa su un vulcano solo mezzo addormentato,
che gioca con la vita e vince il campionato.
Napoli città di terni al lotto,
di gente che ogni giorno è sempre una scommessa,
che arrivano alla sera faticando e improvvisando.
Che Napoli non è soltanto contrabbando,
e guarda Napoli ferita,
Napoli proibita,
nuda o travestita,
presa o abbandonata,
guarda Napoli futura,
bianca di paura,
con la gente vera,
che ancora sogna e ancora spera.
Napoli spogliata fino al mare.
Ma Napoli che sa ricominciare.
Napoli per noi che ci stupisce,
che non ne siamo figli ma ci riconosce,
quando la tocchiamo ci regala un'emozione,
che non puoi fare a meno di volerle bene.



Photo by Paola Mocella - Obelisco di piazza del Gesù, Napoli

Vi ricordo di svolgere gli esercizi nello spazio riservato ai commenti e di consolidare le conoscenze con gli esercizi di recupero e potenziamento. E vi ricordo anche che le soluzioni agli esercizi (incluse quelli di recupero-potenziamento) non saranno pubblicati volta per volta, bensì dopo un certo numero di lezioni, mentre gli esercizi di recupero-potenziamento saranno pubblicati contestualmente alla lezione. Questo perché vorrei spronarvi a svolgere gli esercizi nello spazio riservato ai commenti ( che, peraltro, è uno spazio, volendo, anonimo), di modo che io possa rendermi conto di quali siano i vostri eventuali errori sì da correggerli insieme, a vantaggio di tutti quelli che seguono il blog. Mi rendo conto che le modalità di svolgimento degli esercizi sono un po’ “laboriose”, ma non mi è venuto in mente niente di più pratico ed efficace. Pertanto, se avete suggerimenti in tal senso, sarei lieta di seguirli. Potete scrivere i vostri suggerimenti nelle pagina “Riflessioni”, che potete utilizzare anche per rivolgermi domande, per chiarire dubbi, per commentare quanto ho scritto, ecc…  Aiutatemi a rendere il blog utile e agile. Vi ringrazio di cuore e…, come sempre, buon lavoro!





domenica 28 ottobre 2012

Cap. II o Della Morfologia -L' articolo determinativo-

dedicato alla CITTA

Ben ritrovati a tutti i miei affezionati lettori! Allora? Com’ è andata la navigazione sul mare della Fonologia? E’ stata burrascosa o serena? In ogni caso, siamo giunti al primo approdo. Ora, riprese le forze,  affronteremo la seconda tappa del nostro viaggio, che sarà all’ insegna della Morfologia. La Morfologia è la scienza che studia la forma delle parole e le sue variazioni in rapporto alla funzione che esse svolgono. In base alle loro caratteristiche, le parole si dividono in nove categorie grammaticali: cinque sono variabili (articoli, nomi, aggettivi, pronomi, verbi), quattro sono invariabili (avverbi, preposizioni, congiunzioni, interiezioni).
Poiché la conoscenza della Morfologia è il primo e fondamentale passo per esprimersi in modo corretto, è bene che - parafrasando il Sommo Poeta- la navicella del vostro ingegno alzi le vele per correr miglior acque, lasciando, così, dietro a sé il mar crudele dell’ ignoranza morfologica (l’eco viene da “Purgatorio, Canto I, vv. 1-3”).
Il primo argomento del nuovo capitolo riguarda l’ Articolo.
L’ articolo è la parte variabile del discorso che si premette al nome per indicarne il genere ed il numero . Esso è essenziale quando il nome è di genere comune (ossia possiede una sola forma per il maschile e per il femminile: per es. cantante) o quando il nome è invariabile (ossia possiede una sola forma per il singolare e per il plurale: per es. re) : solo l’ articolo, infatti, ci consente di individuare il nome come maschile o femminile ( il cantante; la cantante) oppure come singolare o plurale (il re; i re). L’ articolo, inoltre, permette di stabilire se il nome che segue sia usato in senso preciso o generico e conceda “ dignità” di nome anche a tutte le altre parti del discorso cui si accompagna (il sorgere del sole; il domani è incerto; il bello della diretta; il che può essere sia congiunzione sia pronome; ecc.).
Gli articoli si dividono in: determinativi, indeterminativi, partitivi.
In questa lezione ci occuperemo degli articoli determinativi. Gli articoli determinativi sono così chiamati perché determinano -cioè definiscono, indicano- una persona, un animale, una cosa ben precisi, distinti da tutti gli altri.
Esso, perciò, si usa per indicare:
·         qualcosa o qualcuno di ben noto a chi parla o a chi ascolta ( Ho ammirato il quadro più famoso di Leonardo)
·         qualcosa o qualcuno di cui si è già parlato in precedenza ( Ho ammirato un quadro di Leonardo. Il quadro è esposto alla Galleria degli Uffizi)
·         un’ intera specie, classe o categoria (Gli Italiani possiedono il più imponente patrimonio artistico mondiale)
·         esseri o cose unici (La Reggia di Caserta è stata proclamata dall’ UNESCO patrimonio dell’ umanità)

L’ articolo determinativo segnala il genere e il numero del nome che accompagna. Pertanto:
·         il, lo +  nomi maschili singolari
·         la + nomi femminili singolari
·         i, gli + nomi maschili plurali
·         le + nomi femminili plurali

Può capitare, a volte, di avere dubbi su quale articolo utilizzare in presenza di un determinato nome: davanti ai sostantivi zio e pneumatico, si userà il oppure lo? Esistono regole ben precise che ci aiutano nella scelta dell’ articolo adatto:
Ø  il e il suo corrispettivo i si usano davanti a parole maschile che cominciano per consonante
Ø  lo e il suo corrispettivo gli si usano davanti ai nomi che cominciano per vocale (ricordate che lo si apostrofa in l’);  davanti ai nomi che cominciano con x, y, z, s impura; davanti ai nomi che iniziano con h (anche in questo caso lo si apostrofa in l’); davanti ai nomi che cominciano con i + vocale; davanti ai nomi che iniziano con i gruppi consonantici gn, ps, pn
Ø  la e il suo corrispettivo le si usano davanti a parole femminili (ricordate che la si elide n l’ davanti a nomi inizianti per vocale)

Naturalmente, poiché la lingua italiana è una lingua complessa (è l’ unica figlia diretta del latino: le altre lingue cosiddette neolatine ne sono  soltanto nipoti) e, perciò, bellissima e impareggiabile, anche queste “parolette piccole piccole” presentano una serie significativa di usi particolari. Dunque, l’ articolo determinativo
Ø  si usa con i nomi propri di persona, ma solo se questi sono preceduti da un nome o da un aggettivo (il signor Rossi, il caro Luigi), ma non si usa con i nomi propri femminili e maschili e con  i cognomi di uomini (errato: il Gianni, la Clara, il Rossi;  fanno eccezione, però, i cognomi di personaggi illustri, anche se quest’ uso tende a scomparire: il Leopardi, il Verdi), mentre si usa con i cognomi di donne e con i cognomi al plurale anche se maschili (la Dello Iacono, i Rossi) , con i soprannomi (l’ Innominato)
Ø  si usa con i nomi plurali di parentela, anche  accompagnati da aggettivo possessivo (i nostri figli), mentre non si usa con i nomi di parentela singolari preceduti da aggettivo possessivo, a meno che non si tratti del possessivo loro  oppure delle forme d’ affetto mamma, papà, babbo oppure dei nomi alterati oppure dei nomi composti con prefisso (errato: il mio padre, ma corretto il loro padre, il suo papà, la tua sorellina, il vostro bisnonno)
Ø  si usa con i nomi di città quando l’articolo è parte integrante del nome (La Spezia) o quando il nome è accompagnato da aggettivo (La Napoli barocca), con i nomi di grandi isole (la Sardegna), di arcipelaghi (le Eolie), mentre non si usa con i nomi di città (errato: la Napoli), con i nomi di piccole isole, anche se numerose sono le eccezioni (errato: la Pantelleria, ma corretto: la Maddalena)
Un uso particolare dell’articolo riguarda, poi, i nomi stranieri: infatti, in questo caso, si usa l’ articolo che si userebbe davanti ai nomi italiani inizianti con lo stesso suono. Così, per esempio, anche se le parole show e chauffeur iniziano con lettere diverse, che, sulla base della grafia, richiederebbero, in italiano, articoli diversi, cominciando entrambe con il suono sci vengono accomunate a quelle parole italiane che iniziano, appunto, con tale gruppo consonantico e che, pertanto, richiedono l’ articolo lo. Naturalmente, c’ è la solita eccezione: le parole inglesi che iniziano con w hanno quale suono iniziale la u e, pertanto, dovrebbero essere precedute da l’. E, invece, no! Sono precedute da il ( il whisky)!

 Bene. E ora mettiamoci a lavoro. Prima, però, voglio dirvi che questo capitolo presenterà una struttura leggermente diversa da quella del capitolo sulla Fonologia, poiché le esercitazioni saranno condotte non solo su brani o poesie di autori noti, poco noti o, addirittura, sconosciuti (ma non per questo meno bravi), ma anche su testi informativi, che mireranno a fornire una sintesi storica della città e/o a compiere un virtuale giro turistico tra le città - ma anche tra i piccoli paesi- che più amo. Nella speranza di trasmettere anche a voi le sensazioni che i capolavori del nostro patrimonio artistico e naturale sono in grado di suscitare.
Naturalmente, non si può non partire dalla città per eccellenza: Roma


Photo by Paola Mocella - Colosseo


Individua nella canzone di F. De Gregori “Per le strade di Roma” gli articoli determinativi, abbinando ciascun articolo individuato ad uno dei quattro usi indicati nella regola

C'è adrenalina nell'aria
Carne fresca che gira
Polvere sulla strada
E gente che se la tira
E a tocchi a tocchi una campana suona
Per i gabbiani che calano sulla Magliana
E spunta il sole sui terrazzi della Tiburtina
E tutto si arroventa e tutto fuma
Per le strade di Roma

Ci sono facce nuove
E lingue da imparare
Vino da bere subito
E pane da non buttare
E musica che arriva da chissà dove
E donne da guardare
Posti dove nascondersi e case da occupare
Che sono arrivati i Turchi all'Argentina
E c'è chi arriva presto e chi è arrivato prima
Per le strade di Roma

E c'è un tempo per vendere
E un tempo per amare
E c'è uno stile di vita
E un certo modo di non sembrare
Quando la notte scende
E il buio diventa brina
E uomini ed animali cambiano zona
Lucciole sulla Salaria e zoccole in via Frattina
E tutto si consuma e tutto si combina
Per le strade di Roma

E a tocchi a tocchi una campana suona
Per i ragazzi che escono dalla scuola
E sognano di fare il politico o l'attore
E guardano il presente senza stupore
Ed il futuro intanto passa e non perdona
E gira come un ladro
Per le strade di Roma






Vi ricordo di svolgere gli esercizi nello spazio riservato ai commenti e di consolidare le conoscenze con gli esercizi di recupero e potenziamento. E vi ricordo anche che le soluzioni agli esercizi (incluse quelli di recupero-potenziamento) non saranno pubblicati volta per volta, bensì dopo un certo numero di lezioni, mentre gli esercizi di recupero-potenziamento saranno pubblicati contestualmente alla lezione. Questo perché vorrei spronarvi a svolgere gli esercizi nello spazio riservato ai commenti ( che, peraltro, è uno spazio, volendo, anonimo), di modo che io possa rendermi conto di quali siano i vostri eventuali errori sì da correggerli insieme, a vantaggio di tutti quelli che seguono il blog. Mi rendo conto che le modalità di svolgimento degli esercizi sono un po’ “laboriose”, ma non mi è venuto in mente niente di più pratico ed efficace. Pertanto, se avete suggerimenti in tal senso, sarei lieta di seguirli. Potete scrivere i vostri suggerimenti nelle pagina “Riflessioni”, che potete utilizzare anche per rivolgermi domande, per chiarire dubbi, per commentare quanto ho scritto, ecc…  Aiutatemi a rendere il blog utile e agile. Vi ringrazio di cuore e…, come sempre, buon lavoro!







domenica 21 ottobre 2012

Cap. I o Della Fonologia - L' uso delle maiuscole

Abbiamo raggiunto,  alfine, la prima tappa del nostro viaggio. Com’ è andata? Dalla prossima settimana, riprenderemo la nostra navigazione alla volta della Morfologia. Scoprirete, con la successiva lezione, quale sarà il tema conduttore del viaggio. Per adesso, vi anticipo gli argomenti del capitolo numero due:
-          L’articolo
-          Il nome
-          L’ aggettivo
-          Il pronome
-          Il verbo
-          L’ avverbio
-          La preposizione
-          La congiunzione
-          L’ interiezione
-           
Ora, però, iniziamo il discorso sulle maiuscole. Dunque, le maiuscole si usano:
·         all’ inizio di un  testo e dopo il punto fermo
·         all’ inizio di un discorso diretto
·         con i nomi propri di persona, animale, con i cognomi e i soprannomi
·         con i nomi propri geografici, a proposito dei quali va ricordato che i nomi monte, fiume, lago,  mare si scrivono con la minuscola se il nome proprio che segue non crea ambiguità perché è unico ( per es. monte Everest, fiume Po),mentre si scrivono con la maiuscola (divenendo, così, parte integrante del nome), quando il nome proprio che segue può essere attribuito anche ad altri elementi (per es. Monte Rosa, Lago Maggiore, Mar Ligure, perché rosa, maggiore e ligure sono aggettivi che possono accompagnare anche altri sostantivi).
·         con i nomi di corpi celesti, a proposito dei quali va ricordato che terra, sole, luna, si scrivono con la minuscola quando non sono usati in senso astronomico
·         con i nomi di feste religiose e civili
·         con i nomi delle divinità, dei santi e dei loro attributi, con i nomi degli oggetti di culto di tutte le religioni
·         con i nomi di enti, associazioni, uffici pubblici, società, istituti
·         con le sigle
·         con i nomi di secoli, periodi storico-culturali, avvenimenti storico-politici
·         con i titoli di film, giornali, riviste, opere d’ arte, opere musicali e teatrali
·         con i nomi dei popoli, a  proposito dei quali va ricordato che l’ uso della maiuscola è dovuto  al fatto che il termine è un aggettivo sostantivato (per es. gli Italiani), mentre si userà la minuscola se il termine mantiene la sua funzione di aggettivo (per es. i maschi italiani)
·         con i nomi comuni personificati(per es. la Patria), con nomi assunti a significato assoluto (per es. l’ Arte), per distinguere due parole omografe, cioè due parole che hanno stessa grafia, ma diverso significato(per es. la Borsa di Tokio e la borsa di mia sorella)
·         nelle forme di cortesia o di deferenza, nelle lettere formali o burocratico-commerciali
·          con i nomi Mezzogiorno, Settentrione, Meridione, Oriente, Occidente, Sud, Nord, Est, Ovest, quando indicano intere zone geografiche
·         con i nomi che indicano cariche pubbliche o politiche, a proposito dei quali va ricordato che si usa la maiuscola se il termine indica la persona che riveste la carica (per es. il Sindaco è partito per un viaggio), mentre si usa la minuscola se il termine indica la carica in sé o è accompagnato dal nome proprio di chi la riveste (per es. Luigi è il sindaco del mio paese; il sindaco Luigi è partito per un viaggio)


Margerite - Photo by Paola Mocella


Inserite opportunamente le maiuscole nel seguente testo (che non ha bisogno di presentazioni):

il papa era assorto nella lettura del primo capitolo della genesi:

“[1]in principio dio creò il cielo e la terra. [2]ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di dio aleggiava sulle acque.
[3]dio disse: «sia la luce!». e la luce fu. [4]dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre [5]e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. e fu sera e fu mattina: primo giorno.
[6]dio disse: «sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». [7]dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. e così avvenne. [8]dio chiamò il firmamento cielo. e fu sera e fu mattina: secondo giorno.
[9]dio disse: «le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto». e così avvenne. [10]dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. e dio vide che era cosa buona. [11]e dio disse: «la terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie». e così avvenne: [12]la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. dio vide che era cosa buona. [13]e fu sera e fu mattina: terzo giorno.
Il pontefice sollevò lo sguardo dall’ amato libro, spingendolo attraverso le ampie vetrate del suo studio: nella piazza assolata, un venditore di palloncini attorniato da colorati bambini gioiosi, madri che sorridevano teneramente, padri che accarezzavano, scompigliandoli appena, i capelli dei loro figliuoli…
E pensò che bella invenzione fosse l’ uomo.

Vi ricordo di svolgere gli esercizi nello spazio riservato ai commenti e di consolidare le conoscenze con gli esercizi di recupero e potenziamento. E vi ricordo anche che le soluzioni agli esercizi (incluse quelli di recupero-potenziamento) non saranno pubblicati volta per volta, bensì dopo un certo numero di lezioni, mentre gli esercizi di recupero-potenziamento saranno pubblicati contestualmente alla lezione. Questo perché vorrei spronarvi a svolgere gli esercizi nello spazio riservato ai commenti ( che, peraltro, è uno spazio, volendo, anonimo), di modo che io possa rendermi conto di quali siano i vostri eventuali errori sì da correggerli insieme, a vantaggio di tutti quelli che seguono il blog. Mi rendo conto che le modalità di svolgimento degli esercizi sono un po’ “laboriose”, ma non mi è venuto in mente niente di più pratico ed efficace. Pertanto, se avete suggerimenti in tal senso, sarei lieta di seguirli. Potete scrivere i vostri suggerimenti nelle pagina “Riflessioni”, che potete utilizzare anche per rivolgermi domande, per chiarire dubbi, per commentare quanto ho scritto, ecc…  Aiutatemi a rendere il blog utile e agile. Vi ringrazio di cuore e…, come sempre, buon lavoro!
 


sabato 13 ottobre 2012

Cap. I o Della Fonologia - La punteggiatura

Ed eccoci giunti,  miei cari, al penultimo argomento del capitolo sulla Fonologia, ossia “La punteggiatura”.
La punteggiatura non è solo l’insieme dei segni grafici che evidenziano i rapporti grammaticali e sintattici tra le proposizioni e/o tra i periodi, ma è anche e soprattutto l’unico mezzo che abbiamo per rendere, nella lingua scritta, le varie sfumature espressive che caratterizzano la lingua orale. Tuttavia, bisogna riconoscere che, oggi, la punteggiatura è bistrattata, offesa, vituperata. Ormai, pochi sono gli eletti in grado di usare correttamente i punti e le virgole. Non parliamo, poi, del punto e virgola, sintesi perfetta e mirabile dell’incapacità ad adoperare, in modo proficuo, sia il primo sia la seconda. Saper usare in modo adeguato la punteggiatura è oltremodo difficile, anche perché si sta perdendo - ahimè – sempre più il gusto della scrittura “discorsiva e ornata”, soppiantato -superextrahimè - da quello della scrittura “telegrafica e incomprensibile”degli sms. L’uso corretto della punteggiatura è possibile soltanto se ne facciamo, appunto, continuamente uso, se comprendiamo che i segni di interpunzione sono, in un testo scritto, come  le note che modulano una sinfonia.
Comunque, non disperate… Sono qui apposta per darvi delle dritte (sebbene di massima, perché -ripeto- solo la pratica e la produzione di testi scritti può aiutarci a capire in che modo usare la punteggiatura) sì da riconciliarvi con questo oggetto misterioso e non bene identificato.
Prima di cominciare, però, voglio darvi un piccolo ma significativo esempio di quanto potere e quanta forza comunicativa dispongano questi minuscoli e sottovalutati segni grafici: "Punteggiatura. Sono vivo e vegeto. Sono vivo. E vegeto." (Paolo Cananzi).
I segni di punteggiatura si dividono in segni di interpunzione e segni grafici.
Sono segni di interpunzione quelli che indicano le pause:
·  punto fermo:  conclude una frase di senso compiuto o un periodo; segnala uno stacco di significato molto forte tra due periodi, sottolineato ulteriormente  andando a capo; vuole, dopo di sé,  la lettera maiuscola; conferisce particolare enfasi ad un enunciato breve (Per es., guardate come cambia la “prospettiva” se usiamo o meno il punto fermo: “Non si guardarono, perché non avevano più niente da dirsi” ; “ Non si guardarono. Non avevano più niente da dirsi”)
·  virgola: separa gli elementi di un’enumerazione; isola i vocativi, gli incisi, le apposizioni; separa, generalmente, la proposizione subordinata dalla reggente; separa le proposizioni coordinate introdotte da ma, però, tuttavia, anzi
·  punto e virgola: separa porzioni di periodo che, sintatticamente, potrebbero essere indipendenti, ma che, in quanto al pensiero, sono strettamente collegate; sostituisce la virgola nelle enumerazioni e negli elenchi, quando i singoli elementi sono accompagnati da un’apposizione o da un’ espansione troppo lunga perché si possa adoperare la virgola
·  due punti: introducono un discorso diretto o un elenco; spiegano o concludono quanto è stato affermato in precedenza
·  punto interrogativo: esprime una domanda o un dubbio nelle frasi che esprimono un’ interrogazione diretta
·  punto esclamativo: segnala il tono di gioia, rammarico, stupore di un' esclamazione; può indicare un ordine o un' esortazione; si usa dopo le interiezioni
·  puntini di sospensione: in numero fisso di tre, lasciano in sospeso una frase per far capire che c’è qualcosa di sottinteso; interrompono un’enumerazione che si ritiene inutile completare.
I segni  grafici di punteggiatura sono:
·   parentesi tonde e quadre: indicano una parte del discorso non del tutto necessaria o che interrompe il filo principale del discorso; inseriscono un spiegazione o un esempio; segnalano l’ omissione di porzioni di un testo; riportano citazioni di autori
·  trattino: unisce parole che, di solito, sono separate
·  virgolette: usate sempre in coppia, riportano una citazione o, in forma diretta, le parole di qualcuno; evidenziano le intestazioni di libri, giornali, trasmissioni, opere d’arte; segnalano l’ accezione particolare  con cui viene usata una parola o un gruppo di parole
·  lineette: introducono un discorso diretto, a posto delle virgolette; delimitano un inciso (svolgendo, dunque, una funzione analoga a quella delle parentesi tonde, ma di cui  attenuano il senso di separazione  rispetto al discorso principale)
·  asterisco: al termine di una parola o di una frase, rinvia a una nota a fondo pagina; ripetuto tre volte, sostituisce un nome proprio che non si conosce o non si vuole citare
·  barretta: indica alternanza tra due possibilità

PERICOLO La virgola non va mai usata tra soggetto e verbo; tra verbo e complemento oggetto; tra proposizione principale e proposizioni soggettive, oggettive, interrogative indirette; tra le correlative né…né, sia…sia;  prima delle congiunzioni disgiuntive o, oppure;  prima di una proposizione relativa, se questa specifica il termine o la frase precedente.
I due punti non si possono usare tra il predicato verbale ed il suo complemento oggetto, anche nel caso n cui questo sia costituito da un elenco di persone o cose.

Bene! E, ora, a noi! Sistemate la punteggiatura nel passo tratto da Il Cinghiale, di F. Mettler

Le scale strette che Gottfried Sonder risaliva portavano dalla fermata dell’ autobus alla clinica Santo Stefano attraversavano una fascia di alberi secolari malconcio resto di un parco signorile dove crescevano scuri abeti rossi con i tronchi avvinti da un’ edera verde nerastra larici dalle sottili foglie aghiformi betulle faggi purpurei e olmi a tratti i rami sporgenti delle latifoglie ricoprivano le scale e gli obliqui raggi di sole mattutino filtrati dal folto fogliame formavano sulla terra un disegno di mobili punti di luce gli alberi attutendo il rumore della città ricordavano a Sonder la pace del bosco.

Vi ricordo di svolgere gli esercizi nello spazio riservato ai commenti e di consolidare le conoscenze con gli esercizi di recupero e potenziamento.
 Carissimi, da questa settimana ci sarà una piccola novità di impostazione: le soluzioni agli esercizi (incluse quelli di recupero-potenziamento) non saranno pubblicati volta per volta, bensì dopo un certo numero di lezioni, mentre gli esercizi di recupero-potenziamento saranno pubblicati contestualmente alla lezione. Questo perché vorrei spronarvi a svolgere gli esercizi nello spazio riservato ai commenti (che, peraltro, è uno spazio, volendo, anonimo), di modo che io possa rendermi conto di quali siano i vostri eventuali errori sì da correggerli insieme, a vantaggio di tutti quelli che seguono il blog. Mi rendo conto che le modalità di svolgimento degli esercizi sono un po’ “laboriose”, ma non mi è venuto in mente niente di più pratico ed efficace. Pertanto, se avete suggerimenti in tal senso, sarei lieta di seguirli. Potete scrivere i vostri suggerimenti nelle pagina “Riflessioni”, che potete utilizzare anche per rivolgermi domande, per chiarire dubbi, per commentare quanto ho scritto, ecc…  Aiutatemi a rendere il blog utile e agile. Vi ringrazio di cuore e…, come sempre, buon lavoro!

domenica 7 ottobre 2012

Cap.I o Della Fonologia - I fenomeni fonetici di collegamento

Oggi è la volta di un argomento semplice semplice, ma non per questo scevro da trabocchetti, talora, davvero insidiosi.  Chi di noi, infatti, non ha mai eliso (usando, dunque, l’apostrofo), una vocale che solo la nostra fervida immaginazione poteva  scorgere, ma che, in realtà, non esisteva? Così, se tutti sappiamo che l’elisione è la caduta, segnalata con l’apostrofo, dell’ultima vocale atona di una parola davanti ad un’ altra parola, anch’essa cominciante con vocale, non tutti, però,  usiamo doverosamente l’apostrofo, talvolta spargendolo qua e là come fosse miglio per piccioni, talaltra lasciandolo incollato alla sfera della nostra penna.
 Allora, innanzitutto, va detto che l’ elisione è obbligatoria con:
·   gli articoli lo e la e con le relative preposizioni articolate;
·   con gli aggettivi dimostrativi quello e quella;
·   con gli aggettivi bello, bella, santo, santa;
·   con l’avverbio ci davanti a voci verbali comincianti per e
·  con la congiunzione anche seguita dai pronomi personali    inizianti con vocale;
·   in alcune espressioni come senz’altro, mezz’ora, a quattr’occhi, d’ora in poi, d’altronde, ecc.
Viceversa, l’elisione è proibita :
·  con gli articoli, gli aggettivi e le proposizioni che precedono parole inizianti con i semiconsonantica ( lo iato, lo Ionio, della iena, ecc.);
·  con i pronomi personali le (singolare e plurale) e li
·  con la particella pronominale ci quando è seguita da parole che cominciano con a, o, u;
·  con la preposizione da (fatta eccezione per le espressioni in cui l’elisione è obbligatoria).

PERICOLO Un errore piuttosto frequente (  da  matita blu che più blu non si può) è l’uso dell’ apostrofo con l’articolo determinativo maschile un:  infatti, se è consigliabile (ma non obbligatorio) praticare l’elisione con l’indeterminativo femminile una quando l’indeterminativo precede nomi comincianti per  vocale, è assolutamente vietato fare la medesima cosa con l’indeterminativo maschile un quando tale indeterminativo precede nomi comincianti per vocale ( un uomo   non  un’ uomo).
Il troncamento è la caduta della vocale o della sillaba finale di una parola davanti ad un’ altra parola che comincia per vocale o per consonante. Il troncamento è obbligatorio:
·  con uno e i suoi composti (alcuno, ciascuno, nessuno, ecc.);
·  con buono seguito da nomi inizianti per vocale o per consonante;
·  con bello, santo, buono, quello davanti a nomi maschili singolari inizianti per consonante;
· con i nomi indicanti posizioni sociali o professioni (come ingegnere, professore, dottore, signore, cavaliere, frate, suora) seguiti da nome proprio;
·  con alcune espressioni come: amor proprio, ben detto, ben fatto, in fin dei conti, mal di testa, ecc.
Il troncamento è vietato:
·  davanti a parole che cominciano per z, x, y, gn, ps, s impura: uno gnomo, quello zaino, bello sposo, ecc.
Una particolare forma di troncamento è l’apocope, che si differenzia dal troncamento sia perché la caduta della vocale o della sillaba avviene indipendentemente dall’ incontro con un’ altra parola sia perché viene usato l’ apostrofo: sta’ = stai,  va’= vai,  di = dici,  da’= dai, fa’= fai,  po’= poco,  mo’= modo,  ve’= vedi,  be’= bene.
Solo una parola segnala il troncamento con l’ accento: si tratta della parola piè (piede) in locuzioni quali a piè di pagina, a piè fermo, ecc.

E, ora, individuate elisione, troncamento, apocope.
La scura foresta d’abeti si addensava accigliata da ambo le parti sul corso d’acqua gelato: gli alberi, spogliati di recente dal vento del bianco rivestimento di brina, sembravano appoggiarsi gli uni agli altri, neri e sinistri nella luce morente.
                         (da Zanna Bianca, di J. London)

Nell’ ombra che confonde i dettagli, il binocolo rivela la sagoma di un uccello bianco, con un gran capo triangolare. E’ un barbagianni, un uccello che sembra creato apposta per alimentare superstizioni e leggende, con quel bel piumaggio bianco, il volo senza rumore e la parvenza vagamente umana della faccia piatta in cui si aprono due assorti occhi neri. Per di più, i luoghi preferiti per la nidificazione sembrano intonarsi a questa fama un po’ lugubre: torri edifici isolati, chiesette sconsacrate, cappelle funerarie.
                                                    (adattato da Airone)                                                          

TRUCCHETTO GRAMMATICALE  Come si fa a distinguere l’ elisione dal troncamento e, dunque, come si fa ad orientarsi nell’ uso o meno dell’ apostrofo? E’ semplicissimo: si ha troncamento (e, dunque, non ci vuole l’ apostrofo) quando la parola che ha perduto la vocale finale può essere usata anche davanti ad una parola che comincia per consonante; in caso contrario, si ha l’ elisione: Così, buon uomo è un troncamento perché si può anche dire buon cane; pover’ uomo è un’ elisione perché non si può dire pover cane.
Vi ricordo di svolgere gli esercizi nello spazio riservato ai commenti e di consolidare le conoscenze con gli esercizi di recupero e potenziamento. Vi ricordo, anche, che le soluzioni della lezione sui fenomeni fonetici di collegamento saranno pubblicate la prossima settimana.